Father and Son è un videogioco scaricato oltre 400 mila volte. O meglio: è il primo videogioco prodotto direttamente da un museo. L’obiettivo (raggiunto) del Museo Archeologico Nazionale di Napoli infatti era quello di aumentare il pubblico dei “nativi digitali”. Postmodernissimo è invece il primo cinema di comunità in Italia, realizzato grazie al sostegno fondamentale di centinaia di cittadini.
Ma non si tratta solo di musei o cinema: l’Europa definisce “culturali e creativi” settori che comprendono tra l’altro l’architettura, gli archivi, l’artigianato artistico, gli audiovisivi (compresi i film, la televisione, i videogiochi e i contenuti multimediali), il patrimonio culturale materiale e immateriale, il design, i festival, la musica, la letteratura, le arti dello spettacolo, l’editoria, la radio e le arti visive”.
Ma quali sono i 3 motivi per avviare (o consolidare) un’impresa in questi settori?
Il 6% del PIL, pari a 89,7 miliardi. È questo il valore, secondo il Rapporto Symbola, del sistema culturale e creativo in Italia. E se aggiungessimo anche l’impatto indiretto sul resto dell’economia, arriveremmo a 249,8 euro.
In Europa, per esempio, il settore offre un impiego diretto a più di 300.000 persone, che diventano ben 7,8 milioni se si considerano i posti di lavoro indirettamente collegati al patrimonio culturale, come il turismo. In sintesi: per ogni posto di lavoro diretto, il settore ne produce oltre 26 indiretti. Un dato rilevante, se si considera che – ad esempio – nell’industria automobilistica il dato si ferma a poco più di 6.
Grazie a una forte attenzione politica e sociale, a iniziare dalla Comunità Europea, si moltiplicano le occasioni di supporto e finanziamento di imprese culturali e creative in tutta Italia. Da qualche giorno anche la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha lanciato una call per finaziare la realizzazione di progetti di creazione o sviluppo di nuove imprese “caratterizzate da una significativa valenza o da un rilevante connotato culturale e/o creativo”. L’intento è interessante: migliorare la capacità imprenditoriale consente di aumentare la quota di autofinanziamento di questi progetti, ottimizzando fra l’altro i finanziamenti pubblici.
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